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L’ultimo giorno di felicità: Residenza artistica a cura di Rosario Palazzolo

L’ultimo giorno di felicità
Residenza artistica per attori, autori e registi
a cura di Rosario Palazzolo
Abbiamo cominciato così, sempre, da sempre, abbiamo cominciato disconoscendo il fallimento, temendo che il fallimento s’impossessasse dei nostri presupposti più rosei, e perciò abbiamo cominciato a ignorare che il fallimento, il nostro, era già in atto, con dovizia di patimenti, e che oltre a essere in atto era anche nel suo momento di maggiore espansione, e all’inizio abbiamo cominciato col rifiutare il primo fallimento, il fallimento ontologico e intrinseco e universale, il naturale processo vita/morte, immaginandoci un motore immobile che avesse la capacità di allungare il corso delle cose, ma era comunque ben poca cosa, in effetti, con tutta quella carne da giustificare, e così è finita che abbiamo cominciato a amplificare il fallimento degli altri, il fallimento del prossimo e il prossimo fallimento del prossimo, con una serietà e una abnegazione e un altruismo spropositato, e abbiamo cominciato a scorgere il fallimento ovunque, e del resto è un dato di fatto che il fallimento si trovi ovunque, e abbiamo guardato ovunque, perciò, mai sazi e mai paghi, e tutti avevano almeno un fallimento e per tutti abbiamo sofferto, e anzi abbiamo patteggiato per i fallimenti più impetuosi e distruggenti e definitivi e abbiamo pianto per il peggior fallimento, prediligendo la catastrofe, anzi il bilico, il fallimento imminente, una qualsiasi probabile rovina per cui tremare, e lì abbiamo accampato la nostra sensibilità, temerari e mercenari e attendenti che il fallimento accadesse proprio con noi in mezzo, e poi d’improvviso abbiamo incominciato a amarlo, il fallimento, tutto il fallimento, persino il nostro, e abbiamo imparato a esporlo e a condividerlo e siamo divenuti maestri dei fotoromanzi, per fare in modo che la gente provasse pietà per noi, tutta la pietà disponibile, e così il fallimento è divenuto democratico, l’apoteosi del fallimento, a reti unificate, promotore di una poetica tesa al basso, al minuscolo, all’insufficiente, pretendendo di aprire i cuori e i cervelli a colpi di cipolla, affinché le lacrime fossero almeno attendibili, e millantando di raccontare la contemporaneità, nel frattempo, principalmente, una contemporaneità inesistente che ha reclamato tutta l’esistenza possibile.
E quale fallimento più complesso, più doloroso e più frainteso, a mio avviso, se non quello amoroso.
E perciò, detto ciò, ho immaginato un percorso creativo a partire dal fallimento dell’amore, declinato in tutte le sue forme possibili, persino le impossibili, per attrici e attori, per autori e registi, che abbiano a cuore le strade scoscese degli abbandoni, i dirupi spaventosi della delusione, le svolte improvvise dei sentimenti.
𝐐𝐮𝐚𝐧𝐝𝐨:
Dal 19 al 29 luglio 2025 – Orario Mattutino
Inviare le candidature a teatrinocontroverso@gmail.com entro il 17 luglio 2025 corredate da una biografia. Nell’oggetto della mail sarà cura del proponente scegliere per quale delle categorie intende concorrere (scrittura, regia, interpretazione).

Durante il Primo Movimento, ciascun partecipante verrà inserito in un gruppo di tre persone (un drammaturgo, un regista, un attore) e insieme a loro costruirà dieci minuti di spettacolo. Sarà ovviamente possibile, nel caso di drammaturgie con più di un personaggio, che il regista o il drammaturgo (o entrambi) facciano parte dell’ensemble scenico.

La residenza si terrà al Piccolo Teatro Fonderia Grock di Palermo.
A fine percorso, verranno selezionati i due progetti ritenuti più interessanti, i quali durante il Secondo Movimento (in data da stabilire) avranno la possibilità di una residenza di due settimane ciascuno presso il suddetto Teatro per comporre e definire un primo studio, che sarà inserito nella Stagione Condivisa 2025/2026.
Il costo è di 120 euro a partecipante.